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Giovedì, 22 Settembre 2011 08:21

L'e-mail cambia pelle: nel 2014 una su dieci sarà in "formato" cloud

Le aziende stanno progressivamente migrando alla nuova modalità: il giro di boa nel 2020 quando il 55% dei messaggi viaggerà sulla "nuvola".

Dopo un avvio più lento del previsto, sarà a fine 2014 che la penetrazione dei servizi di cloud email e collaboration (Cecs) toccherà il 10% e sarà indirizzata decisamente verso un’adozione su ampia scala, secondo Gartner.

Per la società di ricerche è ora il momento giusto per alcune aziende - soprattutto le più piccole o quelle di settori specifici, quali retail, strutture alberghiere, manifattura— per migrare almeno parte degli utenti verso servizi Cecs, anche se non tutti i service provider sono ugualmente affidabili e occorre una certa cautela.

“Tra alcuni anni ci aspettiamo che i Cecs diventino il modello di erogazione dominante usato dalle aziende per le tecnologie di comunicazione e collaborazione di nuova generazione”, afferma Tom Austin, vice president e Gartner fellow. "Tuttavia, non è un modello dominante oggi e non sarà l’unico nemmeno in futuro, e occorreranno dieci anni o più per la transizione. Al momento, la lista di buoni motivi per spostarsi sui Cecs è lunga, ma è altrettanto lunga la lista di ragioni per evitarli”.

Per questo se in precedenza Gartner stimava che il 10% delle aziende avrebbe adottato l’email basata su cloud o software-as-a-service già a fine 2012, oggi rivede le sue previsioni sull’adozione nel breve termine di questi servizi e ritiene che le aziende non cominceranno a migrare verso i Cecs fino a fine 2014: sarà allora che il mercato decollerà veramente, con il raggiungimento della soglia critica di adozione, per spiccare il volo nel 2020, quando i servizi di cloud email e collaboration supereranno il 55% del mercato.

"A rallentare l’adozione sono essenzialmente tre fattori: l’inerzia delle aziende, il focus su iniziative più strategiche per la crescita e la trasformazione, piuttosto che su progetti semplicemente legati al risparmio, e infine l’offerta a volte poco convincente dei vendor di questi servizi”, spiega Austin.  

 

Fonte / Source:

Corriere delle Comunicazioni - Patrizia Licata 

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