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Martedì, 13 Febbraio 2018 04:22

Paradosso startup: la metà delle imprese innovative non ha un sito Web

Sul totale delle 7.568 aziende iscritte nel registro del Mise solo il 49,7%, hanno un portale efficace anche in termini di Seo. In Molise, Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna le realtà più virtuose. I risultati del report di Instilla.

Startup innovative, ma con siti web non funzionanti o addirittura inesistenti. Se il sito c’è, non rispetta i parametri della Seo per farsi trovare dai motori di ricerca. È la sintesi dei dati del Report Startup Seo 2017, la ricerca condotta dall’agenzia di digital marketingInstilla sulla qualità dei siti web delle Startup italiane.

Sul totale delle 7.568 imprese iscritte nel registro delle startup innovative a luglio 2017, solo 3.760, il 49,7%, hanno un sito funzionante a settembre 2017. Più di un quarto delle imprese ha dichiarato di non avere un sito, ma anche tra chi dichiara di averlo le cose non vanno molto meglio: nel 20% dei casi il portale web non è funzionante. Più incoraggiante la situazione sul fronte del mobile: quasi il 90% dei siti web funzionanti è anche ottimizzato per la visualizzazione da smartphone. Anche in questo caso, però, non mancano le criticità, perché ad esempio i siti con una sufficiente velocità di caricamento pagine da smartphone sono poco più del 30%.

Una pagina web funzionante è quasi inutile se non è dotata di buoni parametri Seo, che facilitano le ricerche in rete: headings, meta description e sitemap sono solo alcuni dei parametri per valutare il livello di ottimizzazione per motori di ricerca di un sito. Eppure, considerate le imprese iscritte al registro che hanno un sito performante per chi accede da smartphone, si scopre che sono meno di 100 quelle con un sito che rispetta i parametri base per una buona Seo.

La prima edizione del report di Instilla, pubblicato due anni fa, nel 2016, su dati relativi al 2015, ha messo in luce le mancanze strutturali della presenza online delle startup italiane, tanto da essere citata anche dal documento del ministero dello Sviluppo economico a supporto della relazione al Parlamento sulla legge che nel 2012 ha istituito il concetto normativo di startup innovativa.

La ricerca relativa al 2017 presenta i dati delle startup iscritte al registro di Stato e a quelle che sono supportate da “facilitatori” dell’ecosistema italiano (investitori, incubatori, acceleratori). La dicotomia tra i due campioni è significativa perché comprende sia startup, iscritte al registro di Stato e supportate da facilitatori, sia quelle che fanno parte di uno solo dei due gruppi. Oltre la metà delle startup iscritte al registro ha un sito web non funzionante o non ce l’ha affatto. Metà delle migliaia di startup che si iscrivono all’apposito registro di Stato il sito web nemmeno lo hanno. Questo avviene, in percentuali meno preoccupanti, anche con le startup “facilitate”, quelle cioè che si trovano ad avere un supporto professionale per lo sviluppo sul mercato e che, come detto, non necessariamente sono anche iscritte al registro.

La spinta derivante dalla concreta necessità di sviluppare il business si traduce in una maggiore attenzione alla presenza online che emerge dal confronto tra le startup iscritte al registro e quelle facilitate dagli operatori del settore: le seconde presentano dati migliori (l’86,7% di esse ha un sito funzionante, contro il 49,7% di quelle iscritte al registro delle startup innovative), anche se i margini di miglioramento continuano a essere consistenti.

Sulla base dei dati raccolti nell’estate 2017, fra acceleratori e incubatori, quelli che ospitano più startup con una presenza web di qualità sono 42 Accelerator di Torino (con l’80% di startup il cui sito è almeno a un livello base) che però di recente ha chiuso i battenti, eBoox e RedSeed Ventures di Milano (66,7%), Industrio Ventures di Rovereto (62,5%).

Dal punto di vista geografico, spiccano le startup del Molise (il 30,8% ha un sito ottimizzato, era il 10% nella precedente rilevazione), seguite da Trentino-Alto Adige (18,7%) e Emilia Romagna (17,1%).

L’analisi è stata realizzata con la collaborazione di Nuvolab, SpazioDati, Semrush, Emil Abirascid, direttore StartupBusiness (testata del gruppo Digital 360).