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Giovedì, 11 Aprile 2019 08:40

La nuova cultura imprenditoriale delle startup che serve allo sviluppo dell’Italia


Grandi imprese, piccole e medie sono importanti ma il sistema economico nazionale ha bisogno della linfa che può arrivare dalle imprese giovani e innovative. La prefazione del CEO di Digital360 Andrea Rangone al libro di Bill Aulet “La disciplina dell’imprenditore”: “È estremamente pragmatico e applicabile”

Il 10 aprile è uscito in Italia, pubblicato da Franco Angeli, La disciplina dell’imprenditore-24 passi per una startup di successo, il libro di Bill Aulet, già manager e imprenditore, oggi docente al MIT dove è direttore del Martin Trust Center per l’imprenditorialità. Pubblichiamo qui la prefazione di Andrea Rangone, Ceo di Digital360.

È molto rilevante per l’Italia il tema dell’imprenditorialità che Bill Aulet – con l’acutezza e il realismo che l’hanno reso noto a livello internazionale – affronta nel libro “La disciplina dell’imprenditore”.  Lo è particolarmente nella fase di transizione in atto, che vede finalmente aumentare anche da noi la consapevolezza della rilevanza delle nuove imprese, le cosiddette startup, per il nostro sistema economico e il suo sviluppo futuro.

È una “legge” economica, infatti, che in un’economia matura come la nostra – così come quella europea e nordamericana – è proprio lo sviluppo delle nuove imprese a trainare la crescita dell’occupazione e del PIL: dati sul mercato americano evidenziano, addirittura, come oltre il 90% della nuova occupazione sia creata ogni anno dalle imprese con meno di 5 anni di vita ed il 40% del PIL sia stato generato dalle imprese nate negli ultimi 30 anni (Fondazione Kaufman).

Per troppi anni questa “legge” è stata trascurata in Italia, a tutti i livelli – politico, mediatico, accademico, culturale – puntando l’attenzione esclusivamente sulle imprese esistenti: sia quelle grandi, e quindi sui loro manager e sulla loro carriera e formazione; sia quelle medie e piccole famigliari e sui loro problemi di managerializzazione e di successione. Tutto questo rimane importante, sia ben chiaro, ma non basta, perché non attiva quella nuova linfa economica che deriva dalle startup e dai nuovi imprenditori.

Negli ultimi anni questo scenario è cambiato anche da noi, complice sicuramente una maggiore attenzione politica, che ha iniziato a creare un contesto normativo e di incentivi più favorevole alle startup: si è avviato così un circolo virtuoso che, partendo da una maggiore diffusione culturale, ha portato alla nascita di sempre più startup, più incubatori, più fondi di venture capital. Un indicatore significativo di quello che sta accadendo è, ad esempio, l’aumento importante degli investimenti in startup hi-tech nell’ultimo anno (più 100%). Anche se l’Italia rimane ancora molto indietro rispetto ai Paesi europei più avanzati, possiamo – anzi dobbiamo – recuperare questo gap. E nella nuova manovra finanziaria approvata di recente, ci sono alcune misure che se applicate velocemente potrebbero dare un importante impulso ulteriore all’ecosistema delle startup.

La versione italiana del libro di Bill Aulet arriva quindi a proposito, perché può contribuire alla diffusione di una nuova cultura imprenditoriale. Questo libro ha due caratteristiche che lo rendono molto efficace anche per l’Italia.

Innanzitutto è estremamente pragmatico, frutto di un’ottima sintesi delle due anime che si sintetizzano nell’autore: quella di imprenditore seriale, che si è “sporcato le mani” fin da giovane nella creazione e gestione di startup, e quella di professore, capace di schematizzare l’esperienza grazie all’utilizzo strutturato e rigoroso delle metodologie.

È estremamente applicabile: è utile a qualsiasi imprenditore, qualsiasi sia la dimensione e il settore del suo progetto di impresa, non essendo assolutamente pensato solo per le “megaimprese” americane, in cerca di quotazione sul Nasdaq.