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Giovedì, 13 Settembre 2012 09:36

Il nuovo redditometro sarà pronto ad ottobre: novità e dubbi sul funzionamento

In questi giorni si torna a parlare di redditometro, la nuova arma nelle mani del Fisco per la lotta all’evasione fiscale che servirà per misurare la reale ricchezza degli italiani e confrontarla con quanto affermato in sede di dichiarazione dei redditi, in modo da indirizzare quindi i controlli. 

In base alle ultime dichiarazioni rilasciate dal direttore delle Entrate Attilio Befera, il nuovo strumento dovrebbe essere pronto ad ottobre.

Già ieri, davanti alla commissione Finanze della Camera, con i deputati che lo incalzavano sulla questione Equitalia e sulla severità dei controlli, Befera ha dovuto difendersi, e tra le altre cose, ha annunciato che il nuovo redditometro sarà pronto a breve, presentando così le novità di maggior rilievo: “Preferisco ritardare un pò ma avere uno strumento efficace. Stiamo facendo due forme di redditometro, uno per la selezione preventiva e uno per le attività di controllo”. In sostanza, si tratta di un meccanismo in due tempi, che darà la possibilità al contribuente di dimostrare la compatibilità delle proprie spese con il reddito dichiarato prima di far scattare gli eventuali controlli. In altre parole, prima verrà selezionato il campione di contribuenti da controllare, e dopo avverrà il confronto vero e proprio. Ci sarà comunque anche una terza fase, nel caso di eventuali scostamenti tra quanto dichiarato e quanto rilevato. Sarà infatti data la possibilità al contribuente di dimostrare la compatibilità delle proprie spese con il reddito dichiarato prima di far scattare eventuali sanzioni.

Il nuovo redditometro darà la possibilità ai contribuenti di verificare da soli la propria situazione a posteriori, per mezzo di un software ad hoc nel quale inserire i propri dati e le proprie spese, incrociandoli poi con la propria dichiarazione dei redditi. Così facendo si verificherà quindi se quanto si ha intenzione di dichiarare rientrerebbe nei parametri stimati o farebbe accendere un campanello d'allarme al fisco.

Se è vero che il tempo può servire per rendere lo strumento davvero efficace, resta pur sempre vero che ormai è trascorso quasi un anno dalla presentazione e, allo stato dei fatti, non si è andati oltre alla sperimentazione. La proposta è stata fatta per la prima volta il 25 ottobre 2011, e la fase sperimentale era stata pensata per essere una breve anticamera in modo che a giugno fosse tutto pronto per l’attuazione. Sono invece rimasti alcuni ostacoli ancora da risolvere.

Ma oggi, come anticipato sopra, spiegando il progetto del redditometro al Corriere della Sera, Befera ha detto che da fine ottobre il nuovo strumento entrerà finalmente in funzione. Ecco allora che lo slittamento del progetto da giugno fino a ottobre dovrebbe essere servito per sistemare le criticità emerse.

Come funziona il redditometro? Ricordiamo che il redditometro, in pratica, è quella lente di ingrandimento che passa al vaglio il tenore di vita delle persone, non solo analizzando aspetti lapalissiani come la barca o il “macchinone", ma andando a scavare in profondità fra le pieghe della quotidianità, arrivando ad analizzare lo stipendio della colf, le spese per il cellulare, le spese per l’istruzione dei figli, la parcella del veterinario, l’abbonamento in palestra, i proventi devoluti in beneficenza.

Si tratta, nel complesso, di cento indicatori, divisi in sette grandi categorie, che disegnano la capacità di spesa del contribuente e stimano il suo reddito “presunto”. Se quel reddito dovesse essere troppo al di sotto di quello dichiarato, il Fisco potrà far scattare i controlli.

Quali sono allora i principali nodi da sciogliere? In primo luogo, non sono ancora stati stabiliti i valori da attribuire a ciascuno degli indicatori spia, e non è nemmeno stato individuato il parametro secondo cui il reddito dichiarato dovrebbe essere ritenuto troppo basso rispetto alla stima. Non si tratta però soltanto di problemi tecnici, ma è anche una questione politica.

Infatti, molti si chiedono: sarà uno strumento troppo invasivo? Il timore, comune un po’ a tutti, è che il redditometro non diventi altro che uno studio di settore applicato a tutta la popolazione. E questo potrebbe avvenire in quanto il reddito non verrà calcolato in modo univoco: pensiamo soltanto che secondo i vari coefficienti e in base alle opportune moltiplicazioni, chi acquista un auto in una regione dal reddito medio basso avrà un impatto superiore sul proprio redditometro rispetto a chi compra la stessa vettura in una regione a reddito più alto.

Come spiega anche Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti, il concetto che sta alla base di questo strumento è giusto, però “c’è un rischio concreto: potenzialmente il redditometro può diventare strumento automatico e assumere valore legale comportando l’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente”. È vero che Befera ha in più occasioni sottolineato che il redditometro servirà semplicemente a far emergere i casi più a rischio, facendo partire la segnalazione dalla quale prenderanno il via accertamenti più approfonditi, ma il timore è che in futuro ci possa essere un inasprimento del suo utilizzo. “Si tratta di una preoccupazione prospettica legata soprattutto alla presenza dei coefficienti, gli stessi che tanti problemi hanno creato negli studi di settore. Stavolta però non saremmo più in presenza di 5 milioni di partite Iva ma di 50 milioni di contribuenti”