Martedì, 19 Aprile 2011 12:10
Giacomobono & Partners: L'utilizzo di Facebook in azienda
Riteniamo utile affrontare questo argomento di sicura attualità, in quanto sempre più spesso le aziende si trovano nella situazione di dover risolvere le interferenze tra Facebook e rapporto di lavoro. Infatti, quando il dipendente trascorre parte del suo "tempo-lavoro" utilizzando il computer aziendale per l'accesso ai social network.
Il fenomeno facebook
L'utilizzo della comunicazione virtuale (Facebook) ha raggiunto dimensioni tali da invadere pesantemente la vita lavorativa dei dipendenti.
Sempre più spesso, infatti, le aziende si trovano a dover affrontare il problema delle interferenze tra Facebook ed il rapporto di lavoro, in quanto talvolta i dipendenti trascorrono parte del loro tempo-lavoro utilizzando il computer aziendale e l'accesso ad internet per connettersi a Facebook.
Da questa esecrabile "abitudine", sempre più diffusa, derivano una serie di conseguenze che hanno ripercussioni sull'azienda.
Le possibili conseguenze per l'azienda
- Quando un dipendente utilizza Facebook nelle ore lavorative, l'azienda si ritrova a dover sopportare il costo per ore di presenza in ufficio ma non lavorate, che sono state effettivamente utilizzate dal dipendente per scopi strettamente personali (il lavoratore è un "assenteista virtuale").
- In secondo luogo, l'accesso ad internet da parte del dipendente avviene, nella maggior parte dei casi, attraverso l'utilizzo delle postazioni lavorative; questo comportamento potrebbe compromettere la sicurezza dei sistemi informatici aziendali.
- Inoltre, qualora il dipendente utilizzasse Facebook per esternare giudizi poco lusinghieri sui colleghi, sui superiori e sull'azienda da cui dipende, quest'ultima potrebbe inconsapevolmente subire un serio danno all'immagine e alla propria credibilità.
Cosa può fare il datore di lavoro nei confronti degli "assenteisti virtuali"
Per contrastare l'utilizzo dei social network da parte dei propri dipendenti il datore di lavoro può:
- principalmente inibire l'accesso ai social network, con un filtro preventivo sui server aziendali;
- optare per un criterio di ragionevolezza, limitando l'acceso ai social network solo nell'orario di lavoro, consentendolo altresì nei momenti di riposo, come ad esempio la pausa pranzo;
- bloccare l'accesso dalle postazioni lavorative dei dipendenti per allestirne altre specifiche, da dove i dipendenti possano durante le pause collegarsi ai social network.
Come effettuare i controlli
L'azienda che decidesse di effettuare dei controlli sulla navigazione internet dei propri dipendenti, dovrà rispettare alcune regole definite nelle "Linee Guida per la posta elettronica e internet" emanate dal "Garante per la privacy".
Si tratta di una serie di accorgimenti che tutelano anche la privacy del lavoratore.
E' previsto infatti che, i datori di lavoro debbano informare i lavoratori sulle modalità di utilizzo di Internet e della posta elettronica aziendale e sulla possibilità che vengano effettuati controlli.
L'azienda deve quindi adottare un disciplinare interno, definito coinvolgendo anche i lavoratori, nel quale siano chiaramente indicate le regole per l'uso di Internet e della posta elettronica.
E' bene ricordare che il datore di lavoro non può effettuare:
- la lettura delle e-mail dei propri dipendenti;
- la registrazione sistematica delle e-mail degli stessi;
- il monitoraggio sistematico delle pagine web visualizzate dai lavoratori.
Il datore di lavoro può liberamente utilizzare Facebook?
Alcuni datori di lavoro talvolta utilizzano Facebook per attingere informazioni personali su potenziali candidati all'assunzione e sul personale in forza, giustificando il proprio comportamento con il carattere "pseudo pubblico" delle informazioni che i soggetti stessi decidono di liberamente pubblicare.
Si ricorda che, in base a quanto previsto nello Statuto dei Lavoratori, questo comportamento potrebbe essere penalmente perseguito.
Le conseguenze per il dipendente che utilizza Facebook
In questo caso, gli eventuali provvedimenti disciplinari debbono essere commisurati al tempo sottratto al lavoro, alla frequenza d'uso dei social network e alle altre circostanze del caso.
Assume ovviamente una rilevanza diversa, il caso in cui il dipendente renda pubblici i proprio commenti negativi sull'azienda per la quale lavora o sui propri datori di lavoro, in quanto Facebook deve essere considerato per sua natura un ambiente pubblico, o quantomeno semi-pubblico.
In questo caso, infatti, si pone la questione di correttamente valutare e bilanciare il libero diritto di critica che spetta al dipendente con il dovere di fedeltà e riservatezza che caratterizza il suo rapporto di lavoro.
In questi casi, sono previste sanzioni disciplinari di grado diverso che possono arrivare fino al licenziamento, per chi contribuisca alla diffusione di gravi commenti negativi sul proprio datore di lavoro o di informazioni riservate sull'attività aziendale.
Spetterà eventualmente al giudice la valutazione dei fatti e la proporzionalità delle sanzioni applicate, una volta valutati: l'intenzionalità del dipendente a danneggiare il proprio datore di lavoro, il contenuto delle dichiarazioni e l'ambito di pubblicità.
Source / Fonte: | Massimo Martino - Consulente del Lavoro - Giacomobono & Partners |
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