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Thursday, 23 January 2014 15:32

Mantenere l’esistente o innovare?

E’ la domanda che si pongono i CIO di ogni settore. Ecco qualche suggerimento per investire il budget IT con il giusto equilibro tra il mantenimento, necessario, e l’innovazione, fondamentale per rimanere competitivi.

Social, mobile, Big Data, BYOD: sono tutti termini che, negli ultimi anni, sono diventati di uso comune e sembrano racchiudere la giusta risposta alle odierne esigenze in ambito IT delle imprese. Ma, a meno che un’azienda sia sorta da poco o sia una realtà in cui sono forti la sensibilità e la competenza nei confronti delle tecnologie più recenti, ben difficilmente le imprese spendono tempo e risorse IT per avviare progetti innovativi. Di solito l’obiettivo principale è mantenere ben funzionanti i sistemi esistenti e talvolta la percentuale di budget destinato a questa finalità è estremamente elevata.

In alcune aziende questa cifra costituisce addirittura l’80-90 per cento del budget IT”, afferma Rita Gunther McGrath, docente della Columbia Business School. “Dal mio punto di vista, questa quota non dovrebbe superare il 50 per cento”.

Questa tendenza è evidenziata anche da una indagine condotta da Forrester Research, che ha coinvolto IT manager di oltre 3.700 società. Gli intervistati hanno dichiarato di spendereil 72% del loro budget in funzioni di mantenimento, mentre solo il rimanente 28% è impiegato su nuovi progetti.

Un ulteriore studio, condotto da Alix Partners e CFO Research su 150 CIO, ha confermato risultati simili. In questo caso, infatti, il 63% dei rispondenti ha affermato di indirizzare, forse in modo troppo pesante, le proprie spese verso attività di mantenimento.

Perché questa scelta?
Se molti CIO si rendono conto che si spendono troppi soldi per il mantenimento dei sistemi esistenti, mentre non si fa nulla per innovare, perché procedono in questa direzione?
Mantenere l’esistente è la posta in gioco che permette di tenere in vita le proprie attività lavorative”, afferma Eric Johnson, CIO di Informatica. “Se i sistemi di base e i telefoni non funzionano, a nessuno interessa fare innovazione”. Secondo Johnson, tuttavia, è determinante anche prestare attenzione ai progetti innovativi, utili a portare valore a una organizzazione.

A volte la mancanza di innovazione deriva dall’incapacità di instaurare un adeguato dialogo tra aziende clienti e vendor, ma anche tra reparti IT delle aziende e reparti business. E questo può tradursi in sistemi ingombranti che non soddisfano le vere necessità.

Un’ulteriore difficoltà nasce dalla disponibilità di budget ridotti. Chiaramente, se per fare innovazione in un’azienda sono necessari 5 milioni di dollari, ma la società ne ha disposizione solo 3, alla fine la soluzione ritenuta migliore sarà “rattoppare” l’esistente.

Il non investire in innovazione può, in alcune situazioni, essere particolarmente dannoso, per esempio nel caso di aziende che crescono più rapidamente del previsto. Alcune società puntano addirittura sull’improvvisazione, optano per soluzioni provvisorie che non si rivelano più all’altezza quando la realtà evolve. Qualche impresa, per rispondere alle aumentate richieste del business, personalizza il software esistente, ma questo approccio conduce a sistemi più costosi e difficili da mantenere.

A volte sono due o tre gli elementi vincenti da tener presenti, indispensabili per raggiungere risultati di successo”, sostiene Nigel Fenwick, analista di Forrester Research. “Se i dirigenti capiscono tutto questo, incoraggiano l’IT a focalizzarsi su queste aree chiave e a cercare soluzioni standardizzate e di facile manutenzione per tutto il resto”.

Non tutti, però, fanno propria questa strategia; pensano che personalizzare le soluzioni di ogni dipartimento sia la risposta corretta ed è proprio da questa convinzione che si giunge ai sistemi costosi e difficili da mantenere, spesso inutili. “Esistono aziende che hanno speso milioni di dollari nella personalizzazione del software, con l’obiettivo di supportare capacità generiche”, aggiunge Fenwick. “Tutto questo ha reso l’IT più complesso, peggiorato le caratteristiche delle interfacce, ridotto l’agilità dell’IT e aggiunto costi”.

Ci sono anche imprese che decidono di non investire in innovazione perché sono convinte di non averne bisogno, dal momento che stanno ottenendo successo con quello che hanno. “Vorremmo investire il 50 per cento del budget IT in nuovi progetti e il rimanente 50 per cento nel mantenimento dell’esistente”, spiega Peter Forte, CIO di Analog Devices, azienda americana di semiconduttori che ha ricavi annuali di 2,6 miliardi di dollari. “Prevediamo, però, che non sia facile arrivare a questo risultato, perché i sistemi di cui disponiamo ci consentono di muoverci con successo e l’introduzione di nuovi sistemi implica nuovi costi, anche di mantenimento”.