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Friday, 12 December 2014 09:24

Il motor show non lascia, allora raddoppi!


“IL” Motor Show è tornato. E anche noi siamo tornati. Onore alla tenacia premiata, che resta comunque la notizia più importante per il Paese.

“Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo” diceva Einstein.
 
Tuttavia, c’era troppa memoria. Non solo quella affascinante delle numerose auto d’epoca, che fanno sempre tanto bene al cuore. Un amico, guardando quelle Lancia, quelle Alfa Romeo, quella Jaguar E-type, quelle Lamborghini, e pensando alle macchine di oggi, mi ha chiesto: “Ma come abbiamo fatto a ridurci così?”. È una questione sottile, perché ci tocca ammettere che abbiamo sacrificato sull’altare della razionalità (efficienza, sicurezza abitabilità, confort) tutta la passione, la pazzia, salvo chiederci oggi: ma dov’è finita? Ma perché i giovani non ce l’hanno? Come recuperarla? Ma questa è un’altra storia.
 
Dicevo del Motor Show. Abbiamo portato anche la memoria di quando, nemmeno dieci anni fa, potevamo permetterci ben altro. È stato uno sbaglio. È uno sbaglio guardare a questo Motor Show con gli occhi del ricordo. La terra dei motori non è diventata tale cullando i ricordi, ma inventando il domani. Nel mondo ci sono alcuni importanti saloni, dove i costruttori di tutto il mondo si ritrovano per mostrare lo stato dell’arte dell’industria motoristica. Come Paese non esprimiamo più una massa critica capace di reggerne uno? Bene. Anzi, male. Però possiamo accettarlo. Quello che non possiamo accettare è di inseguire qualcosa che non torna. Non quando abbiamo l’energia e l’inventiva del team di Giada Michetti. Già questa edizione ha tracciato la nuova strada, la nuova identità del Motor Show. Se non avessimo portato con noi tanta memoria, ce ne saremmo anche accorti. O piuttosto, se fossimo andati nel giorno di apertura, sabato, come ha osservato Massimo Nordio, avremmo visto il vero Motor Show. Pensando invece che fosse ancora un salone di macchine, siamo andati in pre-visione, per guardarcele in santa pace. È un salone di persone, di clienti, di appassionati. Dove le macchine si provano, si ricordano, si vedono correre. La stampa dovrebbe mostrare le persone che si entusiasmano vicino a quella o quell’altra vettura, che ne parlano con i top manager della Casa. Mostrare la vita. Si chiama Show. È un luogo di esperienze. In questo, è più avanti di come si intende oggi la customer experience nel mondo dell’auto: affidata ancora troppo a pavimenti e arredi e troppo poco a ciò che accade, ciò che fanno le donne e gli uomini nei saloni e con le macchine. Oggi i saloni sono freddi, distaccati. Si vede che sono frutto di un’idea non nostra, importata. Generata da popoli freddi, distaccati.
 
Con il Motor Show possiamo esplorare un modo diverso, moderno, di parlare di macchine. La terra dei motori e il nostro Paese non sono fatti per inseguire, non l’abbiamo mai fatto. Quando dobbiamo inseguire ci fermiamo, prendiamo le scorciatoie, diventiamo insofferenti, cerchiamo di buttare la palla in tribuna (o di bucarla addirittura). Il Motor Show 2014 ha indicato la direzione. Un evento di pubblico e di esperienze automobilistiche, espressione del suo territorio. Non mi sorprenderebbe vedere anche delle gemmazioni in altre aree del Paese. Coinvolgere gli operatori di quelle zone, con il sostegno delle Case, per regalare ai clienti e agli appassionati del territorio una dieci giorni di eventi automotive. Magari ci sarebbe pure un ritorno commerciale concreto. Potrebbe anche essere il modo per risolvere un altro problema, quello di uno spettro che ancora si aggira per i nostri week end: il “porte aperte”.
 
In conclusione, visto che IL Motor Show non ha lasciato, allora che raddoppi. Che triplichi. Che quadruplichi. Insomma, dato che hanno idee e energia da vendere, che facciano la lepre. È un prodotto italiano, pensato da italiane e italiani. Le case seguiranno. Dopo tutto, sono straniere. Ci seguono da duemila anni, quando non inseguiamo.